Ma non è certo solo un problema di Vicenza! Io direi che tutta l’Italia soffre questa sorta di "cappio al collo".
Sembra che il presente e anche il futuro abbiamo la sola ragion d’essere se fondati sul nostro passato, più o meno illustre.
È un problema certo di educazione o di paura (tanti purtroppo sono i cattivi esempi di architettura moderna che hanno diffuso il panico, la sfiducia che il nuovo possa fare bene). Siamo poi talmente poco abituati a vedere del nuovo, perché troppo pochi, rarissimi sono i buoni esempi disponibili sul nostro territorio. O meglio il nostro nuovo attuale è il centro commerciale (neorinascimentale?!) spuntato oramai ovunque o la nostre amebica sprawltowns(qui però nessuno si indigna perché hanno la loro sporca necessità!!!). Bisognerebbe invece far cogliere l’alto potenziale che ha l’architettura contemporanea nel risolvere meglio e prima le nostre esigenze attuali, nel rappresentare il nostro “principium individuationis”, ché non si tratta soltanto di materia costruita ma di tutte le dinamiche sociali relazionali etc, che solo lei è in grado di innescare. E senza il bisogno di alcuna edulcorazione storica! Bisognerebbe far radicare poi la sicurezza e convinzione che il contemporaneo non cancella il passato ma se ne sovrappone, stratificando , aumentando la sostanza, lo spessore, l’interesse, la vitalità, creatività e vivibilità dei nostri luoghi. E ci sarà sempre spazio (purtroppo!) nella città per cui Palladio sarà il patrono indiscusso.
Dovremmo riempire la piazze degli buoni esempi europei, dovremmo provocare la gente con più progetti…come sono e come potrebbero essere, diventare le nostre città…
Ops ma è questo uno degli obiettivi del nostro workshop!!!
gian
domenica 1 febbraio 2009
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