«L’urbanistica non sarà basata sulle fantasie gemelle dell’ordine e dell’onnipotenza; sarà la messa in scena dell’incertezza; non si preoccuperà più di organizzare oggetti più o meno permanenti, ma di irrigare di potenzialità i territori; non mirerà più a configurazioni stabili ma alla creazione di campi di possibilità che accolgono processi che rifiutino di cristallizzarsi in forme definitive; non sarà più centrata sulla definizione meticolosa, sull’imposizione di limiti, ma sull’espansione di nozioni, sulla negazione dei confini; non sulla separazione e la definizione di entità, ma sulla scoperta di ibridi a cui sia impossibile dare un nome; non sarà più concentrata sulla città ma sulla manipolazione delle infrastrutture per infinite intensificazioni e diversificazioni, scorciatoie e redistribuzioni: la reinvenzione di uno spazio psicologico».
Rem Kollhaas, La città generica, 1994
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